Chernobyl, il male dell’oblio

di Francesco Bizzini martedì 15 aprile 2008


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Fallout, termine che a noi della Penisola dice poco e niente.

Stringa di lettere messe insieme che nascondono un massacro annunciato: sei milioni di persone che il 26 aprile 1986 vennero investite dalle radiazioni che si propagarono per 150.000 chilometri quadrati.

C’era ancora il muro di Berlino, ma le notizie, anche davanti a reticenze, stavano arrivando.
Il reattore numero quattro della centrale nucleare di Cernobyl’ in Ucraina era esploso rovesciando il suo contenuto di morte.



Tragedia che buttò una lunga ombra su questa forma d’energia del futuro.
L’Italia, spaventata da quanto aveva visto tramite lo schermo televisivo, votò un referendum l’anno dopo per la sua messa al bando.


Legambiente, non dimentica dell’insegnamento della Storia, si mobilita per ricordare in modo opportuno le vittime di quell’orrendo avvenimento tenendo sveglia l’attenzione sull’energia nucleare.

L’occasione è l’anniversario, i concetti ben chiari: “Non esiste sicurezza intrinseca e in caso d'incidente la radioattività permane per millenni e poi costruire le centrali costa”.



Così riporta un comunicato della nota associazione ambientalista italiana.
I dati coinvolgono anche l’annoso problema dello smaltimento.



“Solo in Europa i rifiuti nucleari sono 100.000 tonnellate e crescono di 40 mila metri cubi all'anno e non esiste ancora nessun sito definitivo per trattarle”.



Il resto tocca anche il portafoglio dei cittadini che devono sapere l’ingente impiego economico che si presenterà nell’eventuale smantellamento di un impianto a fine vita.

La procedura, a secondo dei modelli, va da un minimo di 500 milioni ad un massimo di 2 miliardi di dollari.



Costi, prezzi, pericolo, quando invece si potrebbe investire nelle ben conosciute fonti d’energia alternative, come infondo già avviene in molti paesi europei.



La settimana organizzata da Legambiente (dal 21 al 26 aprile) ha questo scopo.

Mantenere sveglia l’opinione pubblica sull’utilizzo del nucleare e chiedere la messa in sicurezza del reattore esploso in bielorussia, portando sostegno alla popolazione che ancora oggi vive un’emergenza ambientale, sociale e sanitaria.

Le tragedie vanno ricordate nel pieno del loro dolore.
Il dolore, sveglia le menti.

fonte:http://www.ilreporter.com/

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