Russia e Ucraina, accordo globale su gas e flotta

  • Russia e Ucraina hanno concluso oggi un accordo generale, che riporta indietro di cinque anni l’orologio della politica europea: azzerato il conflitto che aveva opposto le autorità “arancioni” di Kiev al Cremlino, i due paesi ritornano a una collaborazione piena.

    La flotta russa del Mar Nero a Sevastopol

    L’accordo toglie di mezzo i due più grossi nodi finora irrisolti – le forniture di gas russo all’Ucraina e la presenza della flotta da guerra russa nella base di Sevastopol, nella Crimea ucraina – legando le due questioni in un unico contratto: Mosca farà un enorme sconto a Kiev sul prezzo del gas (30% in meno) e l’Ucraina lascerà alla Russia l’uso della base di Sevastopol per altri 25 anni dopo la scadenza del contratto d’affitto attualmente in vigore (valido fino al 2017), prolungabili di ulteriori cinque. In pratica, visto che la concessione della base non costa nulla a Kiev, si tratta di un sostanzioso aiuto russo al disastrato vicino (si calcola un totale di almeno 40 miliardi di dollari sull’intero periodo) in cambio di una perdita di sovranità di quest’ultimo. Quanto al gas, infatti, non solo Mosca diminuirà il prezzo concordato solo in gennaio fra il premier russo Vladimir Putin e l’allora sua collega ucraina Yulija Timoshenko, ma eviterà anche di applicare le sanzioni previste nel caso di acquisti inferiori a quanto concordato; in compenso, già qualche settimana fa Yanukovich aveva affermato che anche la Russia verrà coinvolta nel grande progetto di risistemazione della rete di gasdotti ucraini, varato l’anno scorso da Kiev in collaborazione con l’Unione Europea. In sostanza, Mosca aumenterà considerevolmente il suo controllo sull’intera rete, presentandosi per i prossimi decenni come fornitore unico e senza problemi di gas all’Europa.

    Gasdotti in Ucraina

    Sono stati i due presidenti, l’ucraino Viktor Yanukovich e il russo Dmitrij Medvedev, a mettere la firma in calce allo storico accordo, durante la visita di Medvedev a Kharkiv. Yanukovich ha definito la permanenza fin quasi alla metà del secolo della flotta russa del Mar Nero in Crimea “un importante contributo alla sicurezza della regione” e ha affermato di considerare l’accordo come parte di un più vasto progetto comune per la sicurezza in Europa. Medvedev a sua volta ha detto che l’accordo sulla flotta “ci garantisce una prospettiva certa e ci permette una maggiore tranquillità globale”, il che ovviamente rende più facile fare delle robuste concessioni economiche, nonostante la crisi non sia per niente finita, come rivelano gli ultimi dati statistici (nel primo trimestre 2010 la crescita in Russia è stata solo dello 0.6 per cento, inferiore a quella degli ultimi tre mesi del 2009) e come lo stesso premier Putin ha ammesso ieri nel suo rapporto di fronte alla Duma. Il presidente russo si è anche impegnato a investire ulteriori capitali per “la rinascita economica e sociale di Sevastopol”, che attualmente è una città piuttosto malconcia e poco curata dalle autorità di Kiev.

    L’accordo dovrà essere ratificato dai due parlamenti: nessun problema alla Duma russa, meno scontata la ratifica da parte della Rada ucraina, dove la maggioranza di cui dispone Yanukovich non è molto ampia e dove la questione di Sevastopol è materia di dispute violente. Il precedente capo dello stato, Viktor Yushenko, aveva fatto una bandiera nazionale del “recupero di Sevastopol”, e già oggi diversi deputati dell’opposizione hanno cominciato a dire che l’accordo viola la costituzione ucraina e va dunque bocciato. Anche nel Partito delle Regioni del presidente, del resto, ci sono non pochi nazionalisti che non amano l’idea di una cessione di sovranità così impegnativa; bisognerà vedere se il progetto di “una Ucraina neutrale, non allineata e amica di tutti i paesi vicini”, usato da Yanukovich per giustificare il drastico cambiamento di rotta in politica estera rispetto al quinquennio precedente, risulterà convincente per i deputati quanto lo è stato per gli elettori.

    E’ certo che la novità odierna – che rappresenta la conclusione logica di una “lunga marcia” di riavvicinamento tra i due paesi – provocherà parecchia irritazione a Washington e nella Nato, che vedono crollare anche formalmente (dopo che politicamente) il progetto di inclusione dell’Ucraina nel “campo” militare occidentale in funzione anti-russa (e non solo); un progetto caro soprattutto all’amministrazione di George W. Bush e che Barack Obama non aveva rinnegato, pur senza insistervi più dopo la sua elezione. Altri paesi che certamente reagiranno in modo negativo sono la Georgia di Mikheil Saakashvili, che si sente direttamente minacciata dalla flotta russa del Mar Nero, e probabilmente la Polonia, che non ha mai nascosto delle ambizioni egemoniche nei confronti di Kiev – o comunque il desiderio di staccare nel modo più netto possibile l’Ucraina dalla Russia.

di a. d.
pubblicato il 21 aprile 2010

fonte : http://blog.ilmanifesto.it/estestest/2010/04/21/russia-e-ucraina-accordo-globale-su-gas-e-flotta/

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